Una serata da comparsa (gaijin)

Tipo che ieri sei a spasso per Akihabara, in uno degli attacchi ninja da mezz'ora al massimo che stanno caratterizzando i tuoi ultimi giorni qui a Tokyo. Solo che scoppia a piovere, ex abrupto. E proprio perché star lì a inzupparsi ti pare brutto, compri per 1000 yen un ombrello in PVC completamente trasparente, e te ne vai in giro in mezzo a mille altri ombrelli in PVC trasparenti perfettamente identici. Prendi la Yamanote, scendi a Shinjuku, e tra le luci al neon, le cime dei palazzi che (un po' come le lacrime) si perdono nella pioggia e il fumo che sale a mulinello dai tombini, ti sembra di esser finito sul set di un remake un po' più asettico ed eccessivamente formale di Blade Runner. Giusto per essere sicuro di svolgere il tuo ruolo da comparsa alla perfezione, ti infili allora in una izakaya in una traversina a mangiare ramen. Poi però ricordi all'improvviso che per quell'ora eri atteso per un aperitivo in cima al Park Hyatt Hotel, allora molli lo scodellone, riafferri l'ombrellino in PVC e corri verso le tre torri dell'albergo reso celebre da Lost in Translation. 52 piani più in alto, sorseggi un drink analcolico accanto a giornalisti americani e PR inglesi, fissando un trio jazz violoncello/piano/tromba e cercando di intravedere alle loro spalle, persa nella pioggia, la skyline della città.
Poi tutti giù, in un ristorante lì vicino dove il pesce, oltre a mangiarlo, puoi anche pescartelo direttamente tu da enormi vasche. Ma tu non hai tempo per dilettarti con questa versione analogica di Sega Get Bass, che stai spiegando a una tizia che no, i mafiosi veri in Italia non sembrano per niente simili a Don Vito Corleone. Poi vi viene servita una rana pescatrice, fritta e già sfilettata. Ma quando vi accorgete che, per quanto sia fritta e già sfilettata, sia ancora in qualche modo capace di aprire e chiudere la bocca, di mangiartela proprio non te la senti.

Così esci di nuovo nell'umida ma pur sempre asettica notte tokyense, e fai per tornartene in albergo. Ma non ne avrai il modo: che i nippi si sono messi in testa di trascinare tutti al karaoke, a tirare notte fonda bevendo birra, mangiando gelati e cantando le sigle di neon genesis evangelion e i successi dei "quiiinn".

Che poi tu non lo sapevi mica che del celebre finale di Lost in Translation esistesse su iutiùb un video che svela cosa cavolo abbia detto Murray alla Johannson. Beh, ora lo sai, e non sei sicuro che questo ti faccia piacere di più il finale stesso.

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